Il Maestro

Leggero negli aiuti
Il sogno di ogni cavaliere e’ avere il cavallo felice di eseguire le richieste e averlo leggero negli aiuti.

Con l’Equitazione Consapevole questo diventa realtà . Non c’e bisogno di imparare una nuova tecnica, di cambiare la disciplina che si e’ scelta , o eseguire complicati esercizi da terra scollegati da quelli che facciamo quando montiamo. Bisogna essere consapevoli che il cavallo montato comunica con noi attraverso l’uso degli aiuti ( mano, gambe, peso del corpo), e bisogna imparare ad usarli secondo gli schemi del condizionamento operante. Semplifichiamo ora con esempi pratici.

Per una immediata comprensione di questo concetto, contatta Angelo Telatin e organizza uno stage presso il tuo maneggio. Potrai assistere alle dimostrazioni su cavalli montati e in sella al tuo cavallo.

Le ragioni etologiche
Il cavallo e’ in grado di percepire una mosca che si poggia in qualsiasi parte del suo corpo ed e’ in grado di selezionare con la bocca la piu’ piccola pagliuzza di fieno dalla lettiera e mangiarla. Come mai allora molto spesso diventa insensibile alla mano o alla gamba al punto da necessitare le piu pesanti imboccature o speroni? La risposta va ricercata nell’errato uso degli aiuti in relazione al comportamento del cavallo
 

Cosa facciamo di sbagliato
Prendiamo per esempio il cavallo che porta la testa al vento. Questo comportamento non è naturale per il cavallo poiché siamo noi ad insegnarlo con un errato uso delle mani. Quando montiamo un puledro per la prima volta e tiriamo le redini spesso la sua prima reazione e’ quella di tirare verso il basso per liberarsi dalla pressione delle mani. La nostra reazione istintiva e’ quella di chiudere i pugni per evitare che il cavallo ci porti via le redini, questo aumenta le pressioni sull’imboccatura, che nel linguaggio del cavallo significa non abbassare la testa. A questo punto il cavallo prova a portare la testa al vento. Di solito questo comportamento provoca una perdita del contatto tra la nostra mano e la bocca del cavallo con il risultato del rilascio delle pressioni. Nel linguaggio del cavallo significa: “quando ti arriva un comando dalla mano la risposta desiderata e’ testa al vento.”

L’errato uso degli aiuti di solito dipende da due motivi: inesperienza tipica del cavaliere principiante e non consapevolezza da parte del cavaliere esperto di come strutturare gli aiuti in base alle regole del condizionamento operante. Consapevolezza che garantisce un facile ed efficace linguaggio di comunicazione con il cavallo.

Soluzioni da adottare
Il cavaliere principiante non ha ancora acquisito un assetto stabile che gli permetta di essere indipendente nell’uso degli aiuti. E’ naturale che, ad ogni perdita di equilibrio del cavaliere, le mani e le gambe vengano usate per ristabilire solidita’ in sella, invece che essere usate come strumento di comunicazione . In questa fase l’importanza di un buon cavallo della scuola e’ indispensabile. Il cavallo della scuola di solito impara ad eseguire tutti i movimenti di base del maneggio in maniera stabile e prevedibile senza prestare particolare attenzione ai comandi che arrivano dal cavaliere. Questo garantisce al neofita la possibilita’ di poter sbagliare e correggersi senza che il cavallo interrompa l’esercizio. Condizione indispensabile per iniziare l’apprendimeto del corretto uso degli aiuti da parte del principiante.

Non appena il cavaliere ha conseguito un discreto equilibrio in sella si può cominciare ad insegnare la coordinazione degli aiuti. L’errore che molto spesso si compie a questo livello e’ quello di insegnare all’allievo secondo uno schema pricipalmente di sintesi e molto poco di analisi. Per fare un’analogia, quando vogliamo imparare a nuotare a stile libero, una volta imparato a galleggiare, l’istruttore non ci spiega contemporanemente a ruotare le braccia, calciare le gambe e girare la testa per respirare. Questo lavoro di sintesi avviene solo alla fine dopo che si sono fatti innumerevoli esercizi di analisi in cui viene insegnato una piccola nozione tecnica alla volta con l’uso della tavoletta per equilibrare il corpo durante l’apprendimento del nuovo movimento.

A cavallo purtroppo non si può fermare tutto e usare la “tavoletta”. Appena si iniziano ad affrontare concetti tecnici complessi, e’ molto difficile fare un lavoro di analisi e concentrarsi ad imparare bene come funziona l’uso di un singolo aiuto perche’ contemporaneamente dobbiamo dare la direzione al cavallo, controllarne l’andatura e concentrarci su molteplici parti del nostro corpo nello stesso istante. In poche parole si continua ad insegnare con un sistema di lavoro di sintesi. L’equitazione consapevole di Angelo Telatin ha codificato tutta una serie di esercizi da fare montati che garantiscono la possibilità di svolgere un buon lavoro di analisi sull’uso delle mani, gambe e peso del corpo che facilita il raggiungimento dell’indipendenza degli aiuti. Condizione di partenza per raggiungere una buona comunicazione con il cavallo e garantire la leggerezza degli aiuti.
Il cavallo leggero negli aiuti esegue il salto con la stessa tecnica sia che venga montato con la briglia sia che venga montato in liberta’ con il collare.

Come usare gli aiuti
L’organizzazione degli aiuti, come abbiamo detto, segue le regole dettate dal condizionamento operante e in particolare quelle del rilascio delle pressioni : bisogna sempre essere coscienti che esiste un rapporto temporale tra l’applicazione delle pressioni, l’emissione del comportamento e il rilascio delle pressioni. Inizialmente il cavallo non sa quale sia il comportamento richiesto. L’indipendenza degli aiuti e’ importante perche’ ci consente , una volta applicate le pressioni, di mantenerle fino al momento in cui il cavallo casualmente emette il comportamento da noi desiderato, e, in quell’istante, toglierle. Riprendendo l’esempio iniziale, se vogliamo chiedere al cavallo di abbassare la testa e rimanere rotondo,incominciamo ad aumentare il contatto tra le nostre mani e la bocca del cavallo. A questo punto il cavallo provera’ una serie di comportamenti per scoprire quello che alleggerira’ la mano. I comportamenti piu’ comuni sono: alzare e muovere a scatti la testa, irrigidire la ganascia, rovesciare l’incollatura. Se abbiamo accquisito una buona indipendenza degli aiuti la nostra mano sara’ in grado di seguire in maniera elastica tutti i movimenti del cavallo senza mai perdere il contatto. Ad un certo punto il cavallo , tra i vari comportamenti, emettera’ quello desiderato di masticare l’imboccatura e abbassare la testa. In quel preciso istante dobbiamo rilasciare il contatto. In questo modo il cavallo impara che se vuole avere un contatto leggero deve rimanere rotondo. E’ importante capire quindi che il cavallo non scende con l’incollatura perché noi lo tiriamo giu’, ma scende nell’istante in cui noi alleggeriamo il contatto al momento giusto. Nel primo caso avremo cavalli pesanti nella mano e nel secondo cavalli leggeri e rotondi.

Fino a questo punto abbiamo spiegato cosa si deve fare per usare al meglio gli aiuti e migliorare la comunicazione con il cavallo, ma quale e’ il meccanismo mentale che fa si che il cavallo decida di eseguire serenamente tutte le nostre richieste?

Perche’ il cavallo dovrebbe essere felice di stare con noi ? Questione di leadership o amicizia

A questa domanda si e’ spesso tentato erroneamente di dare una risposta usando concetti di leadership legati alla struttura del branco. Il cavallo sarebbe contento di eseguire le nostre richieste e rimane leggero negli aiuti perche’ ci riconosce come capo branco e come leader.
In realta’ nel branco il cavallo ha molti rapporti orizzontali con i suoi simili. Una delle esigenze fondamentali del cavallo e’ quella di trovare rapporti di amicizia: I’amico per la pelle.

Per mantenere il cavallo leggero negli aiuti bisogna capire due concetti legati al modo di imparare del cavallo che sono : l’apprendimento di fuga e l’apprendimento di evitamento .

L’apprendimento di fuga e’ di facile intuizione, il cavallo imparera’ a ripetere qualsiasi comportamento che gli permetta di liberarsi dalle pressioni.

L’apprendimento di evitamento spiega che se noi associamo un segnale di avvertimento per indicare che la pressione sta per arrivare , il cavallo imparera’ prontamente a emettere il comportamento richiesto per evitare la pressione, prima che la pressione sia attivata. Nel nostro caso il segnale di avvertimento non e’ altro che una combinazione creata dagli aiuti che diventano un codice di comunicazione composto da molteplici possibilità. Per esempio nella girata a destra il codice spesso usato e’ : gamba destra vicino al sottopancia gamba sinistra dietro il sottopancia con pressione, mano destra leggermente aperta, mano sinistra vicino al carrese con pressione delle mani in senso orizzontale verso destra. Riposizionando le mani , le gambe e il peso del corpo in differenti combinazioni siamo in grado di creare una grande quantita’ di segnali di avvertimento, ognuno dei quali puo’ essere legato ad uno specifico comportamento del cavallo .

Se noi siamo coscienti di questo meccanismo e siamo precisi nell’uso del codice degli aiuti Il cavallo e’ contento di eseguire le nostre richieste perche’ sa che se le esegue correttamente tutte e’ in grado di evitare l’uso del frustino, speroni ed imboccatura. In natura questo schema corrisponde al modo in cui i cavalli comunicano tra di loro. Avviso di calcio(aiuti) – calcio (frustino speroni) , avviso di morso- morso

L’ora di lavoro quindi non diventa più una fonte di stress perché il cavallo sa perfettamente quale movimento deve eseguire per non ricevere il rinforzo primario. Inoltre il lavoro per il cavallo diventa un modo piacevole per assolvere l’esigenza di movimento fisico. Dobbiamo ricordare infatti che in natura il cavallo normalmente percorre dai 20 ai 150 kilometri al giorno . Se poi lavoriamo in compagnia di altri cavalli come in passeggiata o nel lavoro di gruppo, riproduciamo le condizioni di vita e di spostamento del branco dando al cavallo la possibilita’ , anche se in maniera limitata, di avere momenti di socializzazione che sono normalmente limitati dalla vita in box.

La consapevolezza di quanto finora descritto e’ il segreto per avere sempre cavalli leggeri negli aiuti.

Con l’andare del tempo la comunicazione cavallo cavaliere sara’ cosi precisa e spontanea che potremo lavorare a redini lunghe o perfino togliere l’imboccatura e il cavallo continuera’ ad eseguire le nostre richieste felice di spendere un’ora piacevole in nostra compagnia su una base di amicizia.